Rilascio radioattivo: conseguenze


27 Marzo 2011 - La conseguenza immediata di un rilascio radioattivo è la contaminazione dell’aria. A breve e medio termine, si verificano, invece, le ricadute radioattive nell’ambiente e cioè la formazione di un deposito superficiale di sostanze radioattive, il fallout, costituito da radionuclidi in forma di aerosol ( ad es. Iodio ) che si depositano progressivamente sulle superfici del suolo.

Conseguenze immediate: la contaminazione dell’aria

Il volume d’aria con presenza di radionuclidi, detta nube radioattiva, si sposta nella direzione del vento e aumenta di dimensione in relazione alla turbolenza dell’atmosfera. La misura della contaminazione dell’aria è espressa in concentrazione di radioattività, cioè Becquerel ( Bq ) per metro cubo d’aria ( Bq/m3 ).

La distanza a cui può arrivare la “nube radioattiva” dipende fortemente dalla quantità di radionuclidi rilasciati e la durata del rilascio. In generale, però, se la quantità di materiale radioattivo è poco significativa, il rilascio avviene a livello o nelle vicinanze del suolo, la dimensione è locale ( alcune decine di km ) o al massimo di meso-scala ( 100/200 km ).
Se, invece, le quantità rilasciate sono molto rilevanti e sono soprattutto rilasciate con grande quantità di energia, cioè di calore, tali da arrivare a 1.000/2.000 m di quota d’altezza, il raggio d’azione diventa ancora più ampio ( 1.000-2.000 km ).

La contaminazione dell’aria tende a diminuire allontanandosi dal punto di rilascio. In particolare, la contaminazione dell’aria ad una certa distanza dal punto di emissione, dipende, oltre che dalle caratteristiche del rilascio ( ad es. quantità di radioattività emessa e durata del rilascio ), da parametri connessi agli effluenti stessi ( es. temperatura, dimensioni di aerosol ) e da parametri ambientali, come la direzione e la velocità del vento, la temperatura e le condizioni di stabilità atmosferica che determinano le modalità di diffusione del materiale radioattivo.

Inoltre, la presenza di pioggia lungo il percorso della nube facilita la deposizione al suolo.

Conseguenze a breve-medio termine: il fallout e la contaminazione della catena alimentare

Le conseguenze a breve termine sono dovute alla deposizione radioattiva nell’ambiente ( fallout ). La principale è la contaminazione della catena alimentare. Il deposito superficiale sui vegetali, sul suolo, nel mare, ma anche sulle zone abitate ( strade etc. ) determina una contaminazione che è più o meno duratura in funzione dei radionuclidi deposti e del tipo di superficie. Le ricadute sulle acque di superficie ( fiumi, laghi, riserve aperte ) determinano la contaminazione dell’acqua, almeno temporaneamente.

La contaminazione della catena alimentare è massima: immediatamente dopo la deposizione per verdure a foglia larga; dopo 2-3 giorni per il latte; dopo qualche settimana per la carne.

Impatto sull’individuo

L’individuo che si trova in una nube radioattiva è esposto a: irradiazione esterna dalle radiazioni emesse dai radionuclidi dispersi nell’aria ( ad es. I-131, Cs-137 etc. ) ; contaminazione interna per inalazione, e cioè l’irraggiamento del corpo dalle radiazioni dovuto ai radionuclidi introdotti attraverso l’aria inalata; contaminazione interna per ingestione, e cioè l’irraggiamento del corpo dalle radiazioni dovuto ai radionuclidi introdotti attraverso la bocca.

La contaminazione interna per ingestione è secondaria. È in genere scongiurata attraverso restrizioni di consumo di alimenti. Ed anche l’introduzione involontaria può essere evitata con semplici accorgimenti igienici ( lavaggio mani, uso guanti etc. ).

La valutazione dell’impatto sull’individuo è effettuata attraverso la valutazione della dose, e cioè dalla quantità di radiazioni ricevute dall’esterno e dall’interno del corpo. La dose, infatti, o più precisamente la dose efficace, esprime il rischio per l’individuo di sviluppare effetti sanitari delle radiazioni. La dose è espressa in sievert, o più spesso in sottomultipli, millisievert.

L’assunzione di pastiglie di Iodio stabile sono utili a saturare la tiroide, organo elettivo per l’assorbimento dello I-131, radionuclide spesso presente nei rilasci da incidente nucleare. Lo Iodio radioattivo inalato dopo la iodio-profilassi non è assorbito nell’organo e pertanto si riducono o si impediscono gli effetti delle radiazioni sull’organo stesso.
L’efficacia della iodio-profilassi dipende dalla distanza di tempo fra l’assunzione della pastiglia e la esposizione al gas radioattivo. È per questo che la distribuzione delle pastiglie di Iodio è preventiva ed è seguita, se si valuta la opportunità di utilizzo, dall’indicazione dei tempi per l’assunzione.

Fonte: ENEA, 2011

XageneFinanza2011



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